L’integrazione sarebbe un grosso problema a Varese. Perché i varesini non vorrebbero integrarsi con i migranti.
Questa la critica di Thierry Dieng, referente dell’associazione Ubuntu, nata nel 2006 per difendere i diritti degli stranieri. In un intervento che è stato molto applaudito durante l’incontro “Varese Futura”, organizzato da Sel e civatiani del Pd venerdì sera, Dieng ha sottolineato i problemi di integrazione che affrontano gli stranieri Dovuti alla “chiusura” dei varesini.
E quindi critica le amministrazioni di centrodestra, che non avrebbero portato avanti una politica di integrazione, raccontando come nel 2006 Ubuntu organizzò, sotto elezioni, un incontro con tutti i partiti presentando tre richieste.
“La prima era di passare ai Comuni la distribuzione dei permessi di soggiorno, così da sgravare anche il lavoro della Questura, che avrebbe continuato a fare i controlli. La seconda un collegamento con le istituzioni. Avevano chiesto un consigliere che facesse da portavoce degli stranieri e da collegamento tra noi e il Comune. E la terza un luogo dove le associazioni di stranieri si potessero riunire. Volevamo portare il nostro contributo all’integrazione”.
Da parte delle due giunte Fontana non ci sarebbe stata nessuna apertura, secondo quanto dice Dieng. Che aggiunge: “Quando sento la gente dire: ‘Non vogliono integrarsi’… dipende da quelle che sono le condizioni di integrazione, uno non si può integrare da solo, va fatta in due l’integrazione. Soprattutto a Varese, dove, come ha detto una volta un mio amico, è una città “timida”, una città che fa fatica ad aprirsi all’altro. Voi chiedete ad uno straniero quanti amici italiani ha, quante relazioni ha. Vedrete che non ne ha. E non perché non ne vuole avere, ma perché non ne ha. Va detto poi che in questo periodo le relazioni umane non sono il top dei top si potrebbe dire”.
