Busto Arsizio, per Gian Pietro Rossi la civica benemerenza

La proposta presentata in giunta da Sindaco Antonelli

29 Luglio 2019
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Di seguito il testo dell’intervento pronunciato dal sindaco Emanuele Antonelli in occasione dei funerali del senatore Gian Pietro Rossi, celebrati questa mattina in basilica san Giovanni.

“Un padre.
Ecco chi era Gian Pietro Rossi per Busto Arsizio, la città a cui ha dedicato tutta la vita, a cui ha donato i suoi talenti, le sue capacità, la sua intelligenza. La città che ha contribuito a far crescere, a far diventare un punto di riferimento per il territorio e oltre, con opere e iniziative molto innovative per l’epoca in cui vennero concepite e che ancora oggi ci permettono di vantare eccellenze e servizi di prim’ordine. 
Ricordo il suo impegno decisivo per la realizzazione dell’Accam, per il Villaggio che accolse I profughi giuliano-dalmati a Borsano, per il liceo artistico Candiani, per la Provvidenza, per l’Hupac solo per citare alcuni significativi esempi. 
Smessi i panni di sindaco e di senatore, ma senza mai andare in pensione dal suo ruolo di padre della Città, senza mai rinunciare ai suoi valori, ha continuato a camminare accanto alla sua Busto, prendendola per mano, spronandola, promuovendola, dispensando consigli, senza risparmiare, proprio come un buon padre che ama I suoi figli e desidera il meglio per Ioro, rimproveri e critiche. 
Lo faceva spesso anche con me, mi segnalava ciò che non andava, ma sapeva anche manifestare con generosità il suo apprezzamento. 
Accettavo tutto: suggerimenti, tirate di orecchie, complimenti, anche perchè, come tutti noi, in lui vedevo un padre, e io in particolare mio padre Stefano, suo amico e coetaneo, che lo ha preceduto di poco nella sua ultima destinazione, dove, sono certo, ha ritrovato anche la moglie Renata, la figlia Anna Maria, il figlio Claudio. 
Gian Pietro ha vissuto intensamente, fino all’ultimo giorno, sappiamo che la vita non gli ha risparmiato momenti difficili, ma lui non si è lasciato scoraggiare e ha lasciato il segno in tutti noi, anche negli ultimi mesi.
Ricordo proprio la sua ultima apparizione pubblica, il 25 aprile, era felice di poter portare il suo contributo per celebrare l’anniversario della Liberazione. 
Malfermo sulle gambe, in testa il cappello delle Aquile randagie nelle cui fila era fiero di aver militato, come tante volte aveva fatto con la fascia da sindaco, ha pronunciato quello che ritengo il suo testamento spirituale, come se sapesse che avrebbe potuto essere l’ultima volta.
Si è rivolto ai giovani, come amava spesso fare, raccontando della sua esperienza di partigiano “ribelle per amore”, della dignità che spinse alla rivoluzione della Resistenza, della dignità che oggi deve essere assicurata a ogni persona, offrendo lavoro e opportunità.

Ai giovani in difficoltà ha dedicato anche l’ultimo progetto, ispirato proprio alla moglie. a lei infatti ha dedicato la fondazione che si pone l’obiettivo di formare gli insegnanti di sostegno che seguono ragazzi disabili e affetti da disturbi specifici dell’apprendimento. 
Non è anche questo un pensiero da buon padre, da padre attento alle necessità dei suoi figli, della sua città?
E la città gli era e gli è riconoscente, l’affetto e il rispetto dei cittadini non sono mai venuti meno: in queste ore ne abbiamo avuto un’ampia dimostrazione.
E noi continueremo a trarre ispirazione dal suo esempio di impegno per il bene comune. 
Grazie a tutti coloro che in questi anni hanno seguito e apprezzato I suoi progetti, permettendogli di essere sempre al servizio di questa città. 
E ancora un grazie a nome di tutti i suoi figli, I cittadini di Busto Arsizio. 
Proprio per rendere concreto questo sentimento collettivo e condiviso di gratitudine, vi informo che ho da poco inviato la richiesta di una convocazione urgente dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale, al quale sottoporrò, come prevede il regolamento, la proposta di conferire in via straordinaria a Gian Pietro Rossi la massima onorificenza cittadina, la Civica benemerenza, alla memoria.
Mi auguro che la proposta venga accolta favorevolmente: il suo nome resterà scolpito non solo nella storia della città e nella memoria di ciascuno di noi, ma sarà inciso anche sulla lastra di marmo che ricorda e ricorderà per sempre i cittadini che hanno reso grande la nostra Busto. Anche a coloro che non hanno avuto l’onore di conoscerlo, di incontrarlo, di apprezzare il suo operato.
Concludo con un saluto ai figli, ai nipoti, alla famiglia tutta che stringo in un affettuoso e caloroso abbraccio”.

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